Il caso NED: progettazione sistemica per un display davvero sostenibile

Il caso NED: progettazione sistemica per un display davvero sostenibile

Uno dei primi progetti di innovazione sostenibile per il Retail presentati al GreenRetailForum&Expo ha preso il largo. Per approfondire il caso intervistiamo l’ing. Luca Stella del team di Eurodisplay Design in Progress, protagonista della prima applicazione instore del NeverEndingDisplay da parte del gruppo Heineken.   Il progetto NeverEndingDisplay che Eurodisplay aveva presentato l’anno scorso al GreenRetailForum&Expo in questi 12 mesi si è evoluto fino a diventare un modo di concepire e realizzare il display: quali sono i principi di base di questo approccio al design sostenibile?  Come giustamente sottolinei, il nostro progetto NED è il frutto di un’evoluzione che parte dal 2014 in quanto riflessione specifica sul tema del display riciclabile. In modo più preciso possiamo dire che il NED è il frutto del percorso di ricerca che il team di Eurodisplay ha seguito negli anni per arrivare ad una progettazione sistemica, ovvero capace di considerare a 360° tutte le funzioni e le relazioni che l’oggetto da disegnare porta in sé. Nel caso specifico del NED in prima battuta ci siamo concentrati sui materili sostenibili e sulla riciclabilità dei materiali avendo cura di non accopiarli irreversibilmente.Ma come tutti sanno, non basta prendere un materiale ecosostenibile per fare un progetto sostenibile. Così abbiamo analizzato i punti critici del sistema display, dalla produzione al punto vendita, abbiamo ampliato il quadro rilevando anche le esigenze dei merchandiser che raramente vengono inclusi nel processo progettuale e quindi ci siamo concentrati oltre che sulla riciclabilità e sostenibilità dei materiali anche sull’efficienza logistica che significa risparmiare parte della CO2 emessa nelle spedizioni e di conseguenza ridurre i costi di spedizione del display. Come funziona questo...
Il supermercato del futuro all’EXPO: sarà sostenibile o solo iper-tecnologico?

Il supermercato del futuro all’EXPO: sarà sostenibile o solo iper-tecnologico?

In questi giorni tutti i giornali di settore, per primo il nostro partner DistribuzioneModerna, titolano sul supermercato del futuro che Coop sta per aprire all’EXPO di Milano. Il progetto è davvero affascinante e già qualche tempo fa Carlo Ratti ne aveva svelato le componenti tecnologiche più interessanti e innovative. Ma la domanda che ci vogliamo porre in questo contesto è: se questo è il futuro del retail che ruolo svolge il tema della sostenibilità in questo scenario? Proviamo ad analizzarne gli aspetti chiave. Prima di tutto, in questo scenario è evidente che si conferma la centralità del punto vendita. Sarebbe stato paradossale il contrario certo. Ma non è scontato affermare che non staremo a casa a fare la spesa con Amazon Dash o con lo smartphone, bensì avremo voglia di uscire e andare al supermercato. La motivazione implicita per uscire di casa riposa evidentemente nell’esperienza d’acquisto: nel supermercato del futuro sarà così affascinante che non potremo resisterle. E non solo o non tanto per gli effetti speciali di cui all’Expo avremo un’anteprima, ma soprattutto perché i cibi verranno raccontati in tutta la loro filiera, storia, territorialità e aspetti umani e relazionali. Raccontare è sostenibile perché agevola una scelta consapevole. Come è emerso più volte sin dalla prima edizione del nostro GreenRetailForum, c’è un intrinseco valore trasformativo nel raccontare le cose come stanno rispetto ai cibi che compriamo, perché oggi il cittadino si informa, partecipa, si fa sentire e chiede più sostenibilità -ovvero più trasparenza, qualità, rispetto dei diritti – di quanto i retailer siano in grado di offrire (vedi ricerca B2Axioma del 2014 qui). 
Ma c’è di più. Avete...